Che cos’è e come funziona lo Smart working
Tutto sulle nuove forme di lavoro ‘agile’, da casa e non solo
Il lavoro da casa, o comunque da un luogo diverso dalla sede dell’azienda, sta diventando sempre più diffuso in Europa e nel mondo. Una volta veniva chiamato sgraziatamente ‘telelavoro’, oggi si chiama Smart working: e in verità non si tratta solo di un cambio di nome ma anche di un approccio diverso al concetto di lavoro ‘da remoto’, il quale – grazie alle nuove tecnologie – è ormai adattabile a una quantità di lavori sempre maggiore.
Il lavoro ‘non in sede’, in passato, caratterizzava mansioni prettamente tecniche o comunque relative a questioni di reperibilità: data entry, manutenzione di reti, pronto intervento tecnico. Raramente riguardava altri lavori ‘di concetto’, per i quali si è sempre ritenuta indispensabile la presenza in sede, anche a causa dei limiti tecnologici in vigore all’epoca. Adesso invece lo smart working si sta affermando come un nuovo modello di lavoro che sfrutta le nuove tecnologie per migliorare sia le prestazioni che la soddisfazione di lavoratori e imprenditori.
Rispetto al telelavoro, lo smart working ha aggiunto a questo maggiore mobilità e versatilità: la connessione mobile, i software cloud-based, i tool per le videocall e il desktop sharing; tutti questi strumenti oggi consentono di lavorare non più solo da casa ma ovunque, dal caffè alla sala d’attesa dell’aeroporto, in una infinità di settori.
Tra i vantaggi del lavoro smart vi sono certamente la maggiore libertà & autonomia del lavoratore, in grado di organizzare meglio il proprio tempo in funzione di obiettivi e risultati e non di ore trascorse alla scrivania. La conciliazione tra i tempi del lavoro e quelli familiari è decisamente migliore, con ripercussioni positive sulla produttività. Inoltre, specie nelle grandi città, lo smart working permette di abbattere i costi degli spostamenti e quelli collegati alla presenza in sede del lavoratore (luce, riscaldamento etc.).
I possibili svantaggi riguardano invece una eccessiva ‘confusione’ dei tempi del lavoro rispetto a quelli personali, con possibili problemi di organizzazione e gestione. Inoltre sussiste il richio di un eccessivo isolamento da parte del lavoratore: proprio per questo motivo, gli esperti ritengono che la forma migliore di smart working sia quella che contempla l’alternanza tra casa e azienda, di modo da permettere al lavoratore di trarre il massimo da ambedue gli ambienti.
In Italia esiste una prima legge sullo Smart Working, entrata in vigore l’anno scorso, che ‘accelera l’adozione di modelli di lavoro agile’ supportati da tecnologie evolute che favoriscono il lavoro in remoto senza risentire dell’assenza dalla sede aziendale. La legge ha in molti casi accelerato l’adozione del lavoro smart da parte delle aziende: nel 2017 l’incremento di questa forma di impiego è stato del 14%, con gli smart worker che sono passati a oltre 300mila nel 2017 da 240mila che erano nel 2016.
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