Coronavirus e mascherine, quando servono e chi dovrebbe usarle

Le risposte ai dubbi più frequenti

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La pandemia di coronavirus Sars-Cov-2 (COVID-19) ha fatto sì che la tematica numero uno nei discorsi dell’uomo della strada sia quella riguardante i metodi di protezione e difesa individuale.

Se tutti, ormai, sanno perfettamente che è indispensabile lavarsi accuratamente le mani più volte al giorno, la questione riguardante l’utilizzo delle mascherine ingenera ancora delle -legittime- perplessità nella popolazione.

Facciamo dunque un po’ di chiarezza. Il sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, al riguardo, fornisce questi consigli:

Coronavirus, quando utilizzare una mascherina protettiva

1. Le persone in buona salute dovrebbero indossare una mascherina solo se devono prendersi cura di una persona con infezione, sospetta o accertata, da COVID-19

2. Indossate una mascherina se dovete tossire o starnutire

3. Le mascherine sono efficaci solo se ci si lava le mani spesso con soluzioni a base d’alcool oppure con sapone e acqua

4. Se indossate una mascherina dovete sapere come usarla e come smaltirla nel modo corretto

Il problema è: quale tipo di mascherina utilizzare? In commercio ne esistono diverse, alcune sono destinate all’utilizzo professionale. Quali sono le differenze tra l’uno e l’altro tipo?

Quali mascherine esistono in commercio?

Le mascherine sono classificate come DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) e sono regolate dalla norma europea UNIEN149, che le classifica in FFP1, FFP2 e FFP3, dove FF significa Semimaschera Filtrante.

Cominciamo dalle FFP3.

Questo tipo di mascherina ha un’efficienza filtrante del 98%, è dotato di una valvola di esalazione (serve a evitare la formazione di condensa, a non appannare gli occhiali e in genere ad avere un maggiore comfort), e deve essere utilizzate dagli operatori dei Reparti di Terapia Intensiva. Il motivo? Sono a contatto tutti i giorni con pazienti sicuramente contagiati.

Poi abbiamo le FFP2 con valvola di esalazione, che hanno un’efficienza filtrante del 92%, e devono essere utilizzate in particolar modo dai soccorritori, perché vengono a contatto con persone potenzialmente contagiate. Le FFP2 senza valvola di esalazione invece sono adatte in particolar modo a medici di famiglia e guardie mediche (per un breve contatto col paziente, altrimenti meglio usare la versione con valvola), oltre che alle forze dell’ordine, ma solo in caso di emergenza se devono aiutare i soccorritori, abbinandole a occhiali e guanti monouso.

Le FFP1, chiamate anche (impropriamente) “antipolvere” hanno un’efficienza filtrante del 78% e sono paragonabili alle “chirurgiche”. Vanno bene per evitare che chi le indossa diffonda (se contagiato, anche se asintomatico) il virus all’esterno. Purtroppo non sono molto adatte a evitare il contagio da parte di altri, soprattutto perché non aderiscono molto bene al volto. Possono andar bene per chi lavora a contatto con malati – non contagiati dal Covid-19-, con persone immunodepresse (più soggette a infezioni), e per chi lavora con sconosciuti e categorie a rischio contagio.

Come si indossano

L’OMS consiglia, prima di toccare la mascherina, di lavare accuratamente le mani con una soluzione idroalcoolica o con acqua e sapone. Nell’indossarla bisogna prenderla per l’elastico. E’ fondamentale, nel posizionarla, coprire bocca e naso e assicurarsi (per quanto ciò sia possibile) che non ci siano spazi vuoti tra il viso e la mascherina.

E’ indispensabile, durante l’utilizzo, evitare di toccare la mascherina. E se lo si fa inavvertitamente, lavatevi quanto prima le mani.

Attenzione: è assolutamente fondamentale indossarla e utilizzarla in modo corretto. Se la si tocca in continuazione o, peggio ancora, la si riutilizza, può essere a sua volta un veicolo di contagio.

Si possono lavare per riutilizzarle?

E’ importante sapere che tutte le mascherine hanno una scadenza, e una durata d’impiego limitata.

I filtri presenti nelle FFP2 e FFP3 dopo qualche ora perdono la loro efficacia, e la mascherina dev’essere buttata. E’ necessario fare attenzione alla sigla “NR” (Non Riutilizzabile, utilizzo per un solo turno di lavoro), e alle istruzioni accluse, che specificano chiaramente “Non alterare, modificare, pulire o riparare questo dispositivo”

Le semplici mascherine chirurgiche monouso, poi, quando diventano troppo umide (anche qui parliamo di poche ore) perdono la loro efficacia e devono essere buttate.

Chi lava e/o “sanifica” queste ultime in diversi modi per riutilizzarle forzosamente, per motivi di costo, irreperibilità etc. lo fa a proprio rischio e pericolo.

Ci sono poi diverse fabbriche tessili, e sarte individuali, che si sono messe a produrre (visto che sul mercato ne erano disponibili poche) mascherine in vari tipi di tessuto, in genere cotone a maglia molto fitta. A quanto sembra, queste mascherine sono sterilizzabili e riutilizzabili.

E quelle fatte con la carta da forno (o altri materiali) funzionano?

Prima di tutto, dobbiamo intenderci: vogliamo proteggerci dal contagio oppure vogliamo evitare di contagiare gli altri?

Per proteggerci efficacemente la strada sarebbe una sola: usare le FFP3, indossare una visiera, guanti, calzari, tuta etc. Come si può intuire, è una condizione riservata unicamente agli operatori sanitari in ambienti circoscritti.

Una mascherina fatta di carta da forno ha due problemi: 1) non filtra l’aria e 2) essendo materiale poco flessibile, non aderisce bene al viso, e l’aria può tranquillamente entrare dai bordi. Per questo motivo, l’efficacia, difensiva e preventiva, è molto opinabile.

Una mascherina chirurgica, invece, sia monouso che in tessuto riutilizzabile, aderisce meglio al volto e consente di dare un minimo di protezione nei confronti degli altri (se siamo noi a essere contagiosi, anche in caso di banali raffreddori). L’ideale sarebbe che anche gli altri, allo stesso tempo, le indossassero.

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Riassumendo: a una persona in buona salute non servono mascherine (come ribadito a inizio articolo dall’OMS) per andare a fare una passeggiata col cane o a fare la spesa. Soprattutto un cittadino comune (compresi i lavoratori dei supermercati o gli addetti alla vendita in generale) non deve utilizzare quelle con valvola, perché possono diffondere il contagio.

Se proprio si vuole, è consigliabile (come abbiamo già detto) usare le mascherine senza valvola, o quelle chirurgiche monouso o ancora quelle riutilizzabili fatte di vari tessuti che trattengono per qualche tempo l’umidità, non rilasciandola.

Per concludere: oltre alle mascherine, i punti fondamentali sono quelli che ci hanno ripetuto già migliaia di volte le autorità, e cioè: lavarsi spesso le mani (se per strada, anche con i gel in boccetta), non toccarsi la faccia, rispettare le distanze di sicurezza (almeno un metro, distanza rispettata ormai in qualsiasi esercizio pubblico) ed evitare di stringere le mani o comunque avere contatti fisici con gli altri.