"1994", "Stavolta raccontiamo due rivoluzioni mancate, quella di Berlusconi e quella di Antonio Di Pietro"

L'anno della discesa in campo, del matrimonio d'interesse tra Forza Italia e Lega, dell'avviso di garanzia consegnato a Napoli e dell'addio alla magistratura del simbolo di Mani Pulite: "Ma soprattutto un anno di Restaurazione"; “Sono rimasto colpito dalla gestione assolutamente cinica del potere", ammette Stefano Accorsi

1994 Miriam Leone Accorsi

Impossibile guardando “1994” non restare invischiati nel gioco del “chi è”, in quello del cercare di riconoscere accanto ai personaggi reali della nostra storia politica recente quelli che hanno popolato le ombre del potere, i chiaroscuri a volte inconfessabili, a volte semplicemente patetici. Così accanto a Silvio Berlusconi, Umberto Bossi, Antonio Di Pietro, Massimo D’Alema e a tutti i grandi protagonisti di quella stagione cruciale che segnò il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica ecco i cortigiani, gli arrampicatori, le soubrette che si scoprono deputate e i deputati che finiscono in Parlamento per non finire in carcere. Di certo, quello mostrato dall’ultimo atto della trilogia di Sky iniziata con “1992” è un saggio sotto formato di racconto, ora livido, ora gioioso, ora teso come un thriller, sul cinismo del potere e sulla spregiudicatezza dell’arrivismo. Lo stesso Stefano Accorsi, ancora una volta protagonista con quel suo Leonardo Notte, sempre più potente ma allo stesso tempo ricattabile, inseguito da vecchi fantasmi ma pronto a tutto pur di arrivare, confessa: “Sono rimasto colpito dalla gestione assolutamente cinica del potere. I personaggi della serie arrivando al potere non cambiano la loro natura, ma anzi la esasprano”. Alla presentazione alla stampa non mancano le battute e le gag, come quella ben orchestrata dall’altro “bello” della serie Guido Caprino che, riferendosi al tormentone social “da un’idea di Stefano Accorsi”, racconta invece di “un’infanzia che io e Stefano abbiamo trascorso insieme e sui banchi della quinta elementare a Bologna” scherza dicendo di essere lui in realtà i vero artefice della famosa “idea” che ha dato origine alla serie.

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Un’idea celebrata da Nicola Maccanico che rivendica la capacità di Sky “di saper entrare nella carne viva del Paese, di saper avere una connessione più strutturata e non di maniera con la nostra storia recente”. Secondo il vicepresidente di Sky Italia, “Questa serie dimostra come la storia si ripete e racconta come quei tre anni, dal 1992 al 1994, hanno segnato una cesura netta nella storia del Paese perché dopo Tangentopoli i rapporti tra i poteri dello Stato non sono più stati gli stessi. Inoltre, l’idea di mettere insieme personaggi reali con altri assolutamente di fantasia in “1994” giunge a compimento perfetto visto che realtà e finzione sembrano la stessa cosa e che quasi ti viene voglia di spostare dallo schermo Berlusconi per sentire cosa dice Leonardo Notte ”.

Oltre a Stefano Accorsi e Guido Caprino nella foto, a sinistra, c'è Paolo Pierobon nei panni di Silvio Berlusconi
Miriam Leone

Il 1994 è l’anno della svolta, quello del terremoto politico, quello che davvero sembra incarnare il nuovo, dare veste al cambiamento e che invece, proprio come recita il sottotitolo della serie tv che debutterà su Sky Atlantic e su Sky Cinema Uno (disponibile anche su Sky On demand, Sky Go e in streaming su Now tv) il prossimo 4 ottobre con i suoi otto episodi, sarà soprattutto l’anno della “Restaurazione”. “È la chiusura di un ciclo che racconta una rivoluzione mancata, anzi due. Quella di Silvio Berlusconi e quella di Antonio Di Pietro”, spiega Lorenzo Mieli, produttore con la sua Wilside (che è parte di Fremantle), ma anche spettatore ravvicinato di uno dei momenti clou raccontati nella serie e cioè quello del famoso avviso di garanzia all’allora premier Berlusconi recapitato da Antonio Di Pietro e dalla procura di Milano guidata da Borrelli durante la conferenza internazionale sulla criminalità organizzata di Napoli. Una bomba, ma anche un grande scoop giornalistico del Corriere della Sera che anticipò la notizia proprio per decisione di suo padre, Paolo Mieli, allora direttore del Corsera, qui interpretato da Luca Zingaretti. “Io avevo 20 anni” ricorda il produttore, che racconta di aver parlato insieme con gli sceneggiatori (Alessandro fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo) con tantissimi protagonisti di quegli anni, giornalisti, magistrati, politici, Berlusconi compreso: “Che comunque non ci ha fatto nessuna richiesta”.

Il 1994 è l’anno del confronto televisivo tra Achille Occhetto e Berlusconi, è l’anno del grande rifiuto di Di Pietro al seduttore di Arcore che lo voleva ministro dell’Interno, ma è anche l’anno del matrimonio di interesse tra Forza Italia e Lega Nord, tra l’imprenditore più ricco d’Italia che diventa presidente del Consiglio e lo sfasciatutto ruspante Umberto Bossi: la ricostruzione dell’incontro a Villa Certosa in Sardegna, con un patto sempre sul punto di saltare, tra ricatti e feste compiacenti, occupa un intero episodio nel quale interagiscono i tre protagonisti fittizi della serie interpretati, oltre che da Accorsi, da Miriam Leone e da Guido Caprino. ”In questa serie abbiamo anche cambiato il registro formale, usando lenti vintage e facendo incontrare le linee narrative nel finale, un po’ alla “Game of Thrones” quando arrivano i draghi.

 

Lei è la bellissima Veronica Castello che messo da parte il passato da soubrette sceglie gli scranni del Parlamento italiano per la sua scalata al potere che non vuole necessariamente più passare attraverso le grazie degli uomini potenti. “Anche Veronica vive nel cinismo ma dentro di sé ha anche una specie di purezza maledetta. Io amo questo personaggio. E soprattutto non lo giudico”, racconta l’attrice che si presenta biondissima per esigenze di copione visto che sta girando, nei panni di Eva Kant, “Diabolik” con i Manetti Bros. “Lei ad esempio parla di legge anti-stupro e lo fa con sincerità, non per calcolo politico. La mia Veronica ha conosciuto l’umiliazione e la violenza, ed è stata nel vero inferno della condizione femminile”.

I confronti con l’oggi sono scontati: "Mi sembra che oggi i leader politici siano come dei frontman ed è un fenomeno cominciato con Berlusconi, ma la vera costruzione politica è quella che si gioca nelle seconde e nelle terze file", dichiara ancora Accorsi che sottolinea come questa serie con le sue rivoluzioni mancate e le sue promesse tradite “rtacconti ancora molto del nostro presente, tra corsi e ricorsi”.