Ruggiero: “A fine anno il pareggio e poi l’utile. Ecco la strategia di Tiscali”

L’amministratore delegato individua tre passaggi fondamentali: rinnovo della concessione per la banda 3400/3600, sviluppare una rete Lte proprietaria e far crescere la clientela sull’infrastruttura  OpenFiber

L’amministratore delegato di Tiscali, Riccardo Ruggiero

Dopo due anni alla guida di Tiscali, Riccardo Ruggiero fa un primo bilancio del lavoro fatto e guarda all’immediato futuro. Intervistato da La Repubblica, l’amministratore delegato dell’azienda di telecomunicazioni spiega come intende portarla all’utile dopo quasi vent'anni. Del resto esperienza ne ha tanta: è stato ad della rete fissa di Telecom Italia sotto la gestione di Tronchetti Provera e dopo sette anni, dal 2001 al 2007, è passato sull'altro fronte: prima con l'operatore Aria, (specializzato nella tecnologia Lte che permette di sviluppare la banda larga sulle frequenze 3.4-3.6Ghz) e dal 2015 con Tiscali. È stato proprio in seguito della fusione con Aria che è succeduto a Renato Soru, che "è rimasto - precisa Ruggiero - un azionista". E da ex di Telecom, Ruggiero sa bene quanto sia difficile confrontarsi con l’ex monopolista: "Bisogna pedalare e anche molto, è una strada in salita". Anche per questo, per il manager “è necessario appoggiarci su OpenFiber”.
Ma vediamo, nello specifico, quali sono i passi che Tiscali si appresta a fare.

Come arrivare all’utile

"Il primo passo è il rinnovo della concessione per la banda 3400/3600. Abbiamo già fatto domanda e ci aspettiamo che possa avvenire con la prossima legge di Stabilità. La nostra licenza scade nel 2023, ma un rinnovo già ora ci permetterebbe di pianificare meglio la nostra strategia. Gli operatori del mobile lo hanno già ottenuto, su altre frequenze. Ora lo attendiamo anche noi", afferma Ruggiero. Ma nel frattempo "Tiscali deve sviluppare la propria rete Lte. Il nostro progetto è di costruire mille impianti entro un anno e mezzo per raggiungere i nostri clienti fino a casa loro".

Abbattere i costi diretti

Una migrazione che promette dei vantaggi "enormi. Oggi, dovendo passare sulla rete di rame di Telecom Italia, per incassare 100 euro di traffico, abbiamo costi diretti del venduto pari al 50%. Se invece i dati e la voce dovessero transitare prevalentemente sui nostri sistemi Lte e sulla banda larga di OpenFiber, i costi diretti si ridurrebbero al 20%. Un margine che permetterebbe a Tiscali di tornare a fare nuove campagne pubblicitarie e ulteriori investimenti".

In pareggio a fine 2017

I vantaggi si rifletterebbero poi sui clienti che "sono circa 450mila in banda larga fissa e oltre 260mila nel mobile. Di questi, solo 35mila navigano sulle nostre strutture di proprietà. Gli altri sono tutti domiciliati su Telecom. Il passaggio è fondamentale per permettere a Tiscali di arrivare all'utile di bilancio". Del resto il pareggio è programmato per "fine anno, poi dipende da come andranno gli investimenti, con mille impianti potremmo raggiungere un milione di clienti".
E sul fronte dei finanziamenti? "Abbiamo rinegoziato il debito con Banca Intesa e con BPM. Ci hanno dato la loro la fiducia e la ricambieremo: abbiamo fatto importanti accordi con Fastweb e Open Fiber".

Più trasparenza

Per Ruggiero infatti "la rete può essere un vantaggio, ma oggi dipende dagli investimenti che faranno con le nuove tecnologie che coniugano fibra e wireless con cui si può colmare il divario e aiutare il Paese a crescere nella banda larga. Siamo indietro rispetto all'Europa per gli obiettivi al 2020". E di fronte all’ipotesi di una nazionalizzazione della rete Telecom, il manager non ha dubbi: "La rete è di proprietà di Telecom, ma è certo che se si allenta la morsa regolatoria all'operatore dominante i primi a beneficiarne sono i loro clienti retail, perché chi ha bisogno di grande connettività ha già offerte diverse, può scegliere. Bisognerebbe rendere trasparente la struttura per gli altri operatori, in modo che possano calibrare meglio le proprie offerte".

I rapporti con Telecom

Se cedere la rete per Telecom possa essere un bene o no, è poi un’altra questione. "Non voglio esprimere opinioni al riguardo - afferma Ruggiero - dipende da cosa si vuole previlegiare. Oggi con le nuove tecnologie possono scegliere di investire in innovazione e puntare tutto su una politica commerciale forte, che attualmente non possono fare per tutti i vincoli che le Authority impongono legate al fatto di possedere l'unica rete che arriva in casa di tutti gli italiani. Senza regolamentazione, Telecom avrebbe le mani libere".

Guarire dal male del digital divide

E puntare sulle nuove tecnologie è meglio: "L'Italia è un Paese estremamente frazionato e con una geografia difficile. Ci sono 8mila comuni sparsi ovunque. E' impossibile portare il cavo a tutti e diseconomico. Con la tecnologia Lte si possono coprire interi territori senza grandi opere. Una antenna garantisce una fascia tra i 3 e i 6 chilometri a 100megabit". E guardando al futuro non si può non parlare delle frequenze 5G a proposito delle quali Ruggiero assicura; "Siamo interessati anche noi, l'utilizzo arriverà a breve ", infatti il governo punta a incassare subito i 2,5 miliardi dell'asta. "Il governo gioca d'anticipo - conferma l‘ad - e potrebbe incassare anche di più, come hanno fatto altri Paesi ed è molto positivo, l'importante è che tutti gli operatori, incluso chi oggi è sulle frequenza 3.4-3.6Ghz, possano beneficiare di una normativa chiara".