Caldaie a gas, stop dal 2029. Quali sono le alternative?

Addio alle caldaie a gas, così ha deciso la Commissione Europea. Ecco cosa si potrà usare al loro posto

Addio alle caldaie a gas dal 2029

La caldaia a gas è il dispositivo più usato in casa sia per riscaldare che per produrre acqua sanitaria. Nonostante siano efficienti dal punto di vista energetico, il combustibile utilizzato è il gas naturale o il propano. E ciò pone dei problemi.

Innanzitutto perchè, secondo le ultime notizie riguardanti la riforma della direttiva europea per l’efficientamento energetico degli edifici, “Gli Stati membri non offrono più incentivi finanziari per l’installazione di caldaie individuali che usano combustibili fossili" (a quanto pare, ciò dovrebbe avvenire dal primo gennaio 2024).

E poi, perché il Piano REPowerEU, emanato dalla Commissione Europea e riguardante il settore degli impianti termici e per la produzione di acqua sanitaria prevede un progressivo abbandono delle caldaie a gas dal 2025 e addirittura il divieto di vendita dal 2029.

Da quell’anno, quindi, le caldaie a combustibili fossili autonome non saranno più a norma. I motivi sono da ricercare non solo nei problemi di approvvigionamento derivanti dal conflitto ucraino, ma soprattutto per puntare il più possibile su energie rinnovabili come l’eolico o i pannelli solari o comunque su caldaie alimentate con altre modalità (come idrogeno e biogas).

 

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Il piano UE prevede anche, tra il 2025 e il 2026, il declassamento delle etichette riguardanti le prestazioni energetiche delle caldaie a gas. Il motivo è chiaro: scoraggiarne l’acquisto per favorire una sostituzione dell’impianto.

La presenza di una caldaia a gas con una bassa classificazione energetica influisce negativamente, poi, sulla classe energetica dell’edificio in cui è installata, diminuendone il valore.

Quali sono le alternative alle caldaie a gas?

In previsione di un futuro che sembra ormai destinare all’oblio le vecchie caldaie a gas, è utile sapere quali siano le alternative a questi dispositivi. Eccole nel dettaglio.

Pompa di calore

Il principio di funzionamento delle pompe di calore consiste nel trasferire l’aria calda in un edificio usando l’energia elettrica, evitando quindi l’uso di gas o altro.

Le tipologie in commercio sono:

  • Aria-aria, dove l’energia termica che proviene dall’aria esterna viene riversata in casa attraverso uno split (o tramite fa coil). E’ la tipologia più diffusa nelle famiglie. Sono semplici da installare e hanno un consumo relativamente limitato. Il loro difetto è che sono poco adatte alle regioni con temperature molto basse. Prezzi tra 2 e 8000 euro.
  • Aria-acqua: l’energia termica viene usata per far funzionare un impianto con termosifoni o pannelli a pavimento, o per scaldare l’acqua per usi sanitari. Anche questa tipologia, sfruttando la temperatura dell’aria esterna, è inadatta alle regioni in cui fa molto freddo. Prezzi approssimativi da 3000 a 10000 euro.
  • Acqua-acqua: qui viene sfruttata l’acqua di falda. Sono sistemi molto efficienti ma anche costosi (tra i 6000 e i 7500 euro, approssimativamente), è prevista la costruzione di un pozzo con sistema di aspirazione
  • Terra-acqua: a essere sfruttato è il calore presente nel terreno. Richiede l’installazione di una sonda geotermica nel terreno.

Quanto consuma una pompa di calore? Sul nostro magazine è presente un articolo sull’argomento.

 

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Caldaia a biomasse

Questo tipo di caldaia sfrutta la combustione di materiale organico come pellet, legna, gusci di frutta secca (il nocciolino, ad esempio) per generare calore che si può utilizzare sia per riscaldare ambienti, produrre acqua sanitaria o alimentare macchinari industriali.

I vantaggi di questo tipo di dispositivo consistono nell’essere una forma di energia sia rinnovabile che sostenibile che non contribuisce alla emissione di gas serra.

Per quanto riguarda i costi, usando una caldaia a pellet si consuma il 30% in meno rispetto a una caldaia a gas. Con una caldaia a legna il risparmio è persino maggiore, parliamo del 50/60%.

Caldaia ionica

E’ un sistema introdotto in tempi recenti che si basa sul principio della “dissociazione ionica”. In sostanza, l’acqua (il fluido di lavoro) viene riscaldata tramite elettrolisi, un procedimento diverso da ciò che avviene in una caldaia a condensazione, in cui si riutilizza il calore dei fumi di scarico.

I vantaggi di questo sistema risiedono nel fatto che non necessita né di canna fumaria né di unità esterna, e nemmeno di manutenzioni programmate. Ed è pure molto silenzioso. Peccato, però, che il costo dell’impianto sia molto elevato (diverse migliaia di euro) e che il consumo di elettricità sia molto più alto di quello di una pompa di calore.

Come se non bastasse, non sono ancora disponibili degli studi che possano inquadrarla come un sistema di riscaldamento affidabile nel tempo.

Riscaldamento (e raffrescamento) a pavimento

Si tratta di un sistema per riscaldare un’abitazione o un edificio installando dei tubi sottili e flessibili che scorrono a serpentina lungo il pavimento. L’acqua (calda in inverno, e fredda d’estate) o un liquido termoconduttore viene pompata in questi tubi, trasferendo il calore al pavimento che a sua volta lo emette nell’ambiente.

Tra i vantaggi vengono annoverati la possibilità di funzionare non solo col gas, ma anche con l’elettricità, e la distribuzione uniforme del calore (o del fresco), oltre ad una maggiore efficienza energetica rispetto ad altri tipi di dispositivi.

Sul tema è disponibile un approfondimento.

Pannelli radianti

Se pensiamo a una alternativa alle caldaie a gas per quanto riguarda esclusivamente il riscaldamento, questa può essere rappresentata dai pannelli radianti elettrici a infrarossi.

Questi dispositivi, fatti di alluminio o acciaio, usano la tecnologia degli infrarossi per riscaldare l’aria circostante. Quindi, senza l’utilizzo di combustibili fossili come il gas naturale o il petrolio.

I pannelli si possono installare sia a soffitto che a parete, e sono disponibili in diverse forme e dimensioni per poter essere adattati a qualsiasi ambiente. Hanno il vantaggio di essere molto facili da installare e di non richiede alcuna manutenzione.

Il loro consumo può andare dai 300 agli 800 Watt. In quest’ultimo caso, un’ora di riscaldamento equivale a 0,8 kWh. Se ipotizziamo 0,40 € per il costo del kilowattora, il consumo in bolletta equivarrà a 0,32 €.

Sono vantaggiosi sia sotto il profilo dei consumi (30%/40% in meno rispetto ad altri sistemi), sia perché sono più salubri dal momento che non smuovono l’aria (come nel caso delle pompe di calore).

Abbandonare il gas per passare all’elettricità? Certo, ma con il fornitore giusto

State pensando di ricorrere all’energia elettrica per tutte le esigenze di consumo familiare? Ottima idea. L’indipendenza energetica completa, però, si può avere solo installando un impianto fotovoltaico adeguatamente dimensionato sul tetto di casa, corredandolo di un sistema di accumulo (ovvero, batterie per poterlo utilizzare anche di notte).

Se invece decidete di montare un impianto fotovoltaico senza batterie, o se per vari motivi i pannelli solari non li potete montare, dovrete necessariamente servirvi della rete elettrica nazionale. E quindi, appoggiarvi a uno dei tanti gestori presenti sul mercato.

Ma siete proprio sicuri che il vostro attuale gestore vi stia praticando una tariffa vantaggiosa? Prendete l’attuale bolletta della luce e andate a verificare quanto vi stanno facendo pagare i kilowattora. Con molta probabilità potreste spendere meno e ottenere un consistente risparmio sulla bolletta.  

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