Quanto costa aumentare la potenza del contatore dell'energia elettrica?
La dotazione standard (3 kW) a molti non basta più. Ecco quanto costa avere più corrente in casa
La corrente in casa salta spesso? E’ normale se si usano contemporaneamente molti elettrodomestici. La soluzione consiste naturalmente nell’aumentare la potenza del contatore domestico. Ma l’aumento della energia elettrica che arriva in casa quanto può costare? E’ necessario fare un cambio del contatore Enel? In questo articolo daremo le risposte a questi quesiti.
Come scegliere la potenza del contatore, differenza tra potenza impegnata e disponibile
Prendendo in mano la bolletta che arriva a casa, si notano due voci: una di solito viene denominata come Potenza contrattualmente impegnata, l’altra come Potenza disponibile. La prima rappresenta il valore scelto in fase di sottoscrizione del contratto (molto spesso sono i classici 3 kW), la seconda è pari alla potenza contrattuale maggiorata del 10% (in questo caso, quindi, 3,3 kW o, in altri termini, 3300 Watt).
Per scegliere correttamente la potenza del contatore è indispensabile considerare se si vive in una casa grande, quanti utilizzatori ci siano in famiglia e se spesso vengano messi in funzione scaldabagni elettrici, forni, cucine a induzione, condizionatori. Se si vive in un bivano, con elettrodomestici di base, e si fa affidamento anche sul gas, ha poco senso chiedere un aumento della potenza del contatore.
Quello che ci interessa, quindi, è avere un aumento della potenza disponibile per evitare continui distacchi dovuti sia all’utilizzo simultaneo di troppi elettrodomestici energivori come il forno o lo scaldabagno elettrico, sia a un contatore sottodimensionato.
Fino alla fine del 2016, un utente domestico che avesse voluto aumentare la potenza impegnata contrattualmente avrebbe avuto poca scelta. La fornitura di energia elettrica, infatti, si poteva aumentare (o diminuire) solo a step di 1,5 kW. Si poteva, quindi, chiedere al gestore di passare solamente da 3 kW a 1,5 (se si consumava talmente poco da ritenere la dotazione standard “eccessiva”), oppure da 3 kW a 4,5 oppure 6.
Dal 2017, invece, è possibile cambiare la fornitura contrattuale secondo scaglioni di 0,5 kW. Non si deve più passare necessariamente da 3 a 4,5 kW, ma si può (ad esempio) richiedere una potenza di 3,5 kW, 4 kW, 4,5 kW e così via fino a 6 kW. Per valori superiori, o per utenze in trifase, gli scaglioni sono di 1 kW.
Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) ha abolito la differenza tra tariffa D2 (utenza domestica residente) e D3 (utenza domestica non residente). Oggi è in vigore la tariffa unica TD, in base alla quale vengono superate le tariffe progressive. Quelle tariffe, cioè, che facevano aumentare i costi per kWh all’aumentare dei consumi. Una bella semplificazione per chi intende aumentare la potenza del contatore.
La tariffa TD ha introdotto lo stesso costo, per tutti, sia del trasporto che della gestione del contatore. I cosiddetti oneri di sistema, però, continuano a essere diversi tra residenti e non residenti. Questi ultimi devono pagare gli oneri sia nella quota fissa che nella quota energia, i clienti residenziali invece se li ritrovano solo nella quota energia.
Senza scendere troppo sul tecnico, vi basti sapere che, proprio a causa degli oneri di sistema, oggi chi consuma più energia elettrica è avvantaggiato (cioè, paga una bolletta tendenzialmente più bassa) rispetto a chi ne consuma meno. Per questo motivo, chi usa saltuariamente una casa di vacanza è penalizzato rispetto a chi sta sempre nel suo appartamento o casa indipendente, e magari utilizza molti elettrodomestici.
Nella bolletta (“Spese per il trasporto dell’energia elettrica e gestione del contatore”) viene indicata la quota potenza: se il suo importo (che varia a seconda dei kW che abbiamo chiesto in fase di apertura del contratto, e NON a seconda di quanto consumiamo), fissato da Arera, fosse pari a 1 €/kw/mese per tutti, residenti e non, chi ha la dotazione domestica standard di 3 kW pagherebbe 1€ x 3 = 3€ al mese, ovvero 36€ l’anno. La cifra è da verificare leggendo la propria bolletta attuale.
Se volessimo aumentare il contatore da 3 a 4 kW, il calcolo sarebbe 1 x 4 = 4€ al mese, ovvero 48€ all’anno. Questo solo per il costo fisso della quota potenza.
Quanto costa aumentare i kW del contatore?
Per cambiare la potenza del contatore (ipotizzando l’aumento di 1 kW) si devono pagare (agli importi va sommata l’IVA al 10%), una tantum:
1) un contributo in quota fissa a copertura di oneri amministrativi di 25,81€, che però da aprile 2017 fino al 31 dicembre 2023 non viene più richiesto agli utenti domestici.
2) un contributo in quota potenza, per ogni kW di incremento fino a 6 kW, di 70,41€. Questo importo, per gli utenti domestici, è ridotto a 55,66€ (circa il 20% in meno) fino al 31 dicembre del 2023 purché la nuova potenza non superi i 6 kW, oppure se l’aumento viene chiesto per ripristinare il livello di potenza precedente a una diminuzione della potenza.
3) un contributo fisso, a copertura di oneri del venditore, pari a 23€, se si è ancora in regime di maggior tutela.
Le agevolazioni sono state stabilite dall’Arera proprio per far sì che la variazione della potenza del contatore per gli utenti domestici del mercato di maggior tutela fosse meno onerosa.
Se invece si intende passare al mercato libero, i costi dipendono dai singoli contratti. Alcuni fornitori indicano chiaramente le spese sui loro siti, altri invece preferiscono che il cliente li contatti per fare un preventivo ad hoc.
Il passaggio a un altro fornitore di energia sarà obbligatorio dal primo gennaio del 2024. Già adesso, però, ci si può rivolgere a Tiscali Tagliacosti, un comparatore che mette a confronto in modo preciso e affidabile le tariffe proposte dai migliori operatori presenti sul mercato libero.
Il motivo? Approfittare di pacchetti tariffari più convenienti, e quindi avere una bolletta più leggera. Cosa non da poco, visti i continui aumenti energetici a cui stiamo assistendo recentemente.
E se non si riesce a prendere una decisione in autonomia, si può avere un servizio di consulenza personalizzato gratuito: sono sufficienti pochi click o qualche tocco sullo smartphone.
Tempistiche per cambiare la potenza del contatore
Oggi nella maggior parte delle case degli italiani i vecchi contatori sono stati sostituiti dal nuovo Smart Meter, che permette sia di rilevare i consumi in modo più preciso, sia di gestire facilmente le richieste di variazione della potenza contrattuale.
Gli interventi più semplici devono essere effettuati dal distributore locale entro 5 giorni lavorativi dalla data della richiesta.
Se invece si vuol passare, ad esempio, a un impianto trifase, si renderà necessaria una visita del tecnico della società di distribuzione. Dopo il sopralluogo si riceverà entro 15 giorni un preventivo in cui vengono dettagliati costi e tempi dell’operazione, che può portar via da 10 a 50 giorni lavorativi.