Quanto costa ricaricare un cellulare?

Lo anticipiamo qui: l’assorbimento di corrente da parte di un caricatore collegato alla presa è molto basso. Sì, ma quanto nello specifico? E quanti euro porta via in bolletta? Soddisfiamo queste curiosità, con esempi concreti e una semplice formula per fare i calcoli

Quanto costa in bolletta ricaricare lo smartphone?

Quella di ricaricare il cellulare ogni giorno è diventata un’abitudine quotidiana alla quale ormai non si fa più caso. Sono lontani i tempi dei primi, leggerissimi telefonini che si potevano utilizzare anche una settimana senza dover toccare il caricabatterie.

La “resistenza” di quei dispositivi derivava da due fattori: l’estrema essenzialità delle funzioni (servivano, appunto, solo a telefonare e, al limite, distrarsi con qualche semplicissimo giochino come Snake) che non drenavano energia, e batterie di capacità ridottissime.

 

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Oggi i cellulari si sono trasformati in “smartphone”, terminali intelligenti che per poter eseguire le innumerevoli funzioni di cui sono dotati necessitano di molta più energia. E, quindi, di batterie molto più capienti e ingombranti (nonostante siano sottilissime)

E’ ovvio che l’assorbimento energetico di uno smartphone non sia nemmeno lontanamente paragonabile a quello di un forno. Ci si potrebbe comunque chiedere, almeno per curiosità, quanto sia l’impatto annuale sulla bolletta. In questo articolo forniremo qualche indicazione al riguardo.

Quanto costa ricaricare la batteria? I metodi per calcolarlo

Andiamo direttamente al sodo: per avere una indicazione precisa di quanto costa ricaricare la batteria di uno smartphone (o di qualsiasi altro dispositivo o elettrodomestico) il metodo miglior consiste nel dotarsi di un misuratore di consumo, reperibile ovunque per pochi euro.

Questo strumento, da interporre tra presa elettrica e caricabatterie, calcola in modo approssimativo quanto costa ogni singola ricarica impostando il costo in kWh reperibile dalla bolletta, variabile a seconda del contratto in essere.

“Approssimativo”, perché i misuratori di corrente economici sono orientati soprattutto a calcolare il consumo dei grandi elettrodomestici, mentre con uno smartphone la precisione è minore a causa della insufficiente sensibilità per questo tipo di misurazioni.

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Non disponendo di un misuratore, si può eseguire a mano il calcolo tenendo conto di alcuni valori.

Quando si acquista un cellulare l’unico valore dichiarato in genere dal produttore riguardante la batteria è la sua capacità espressa in mAh (milliampere-ora). Più alto è questo valore, maggiore sarà la quantità di energia immagazzinabile nella batteria e, di conseguenza, l’autonomia della batteria stessa.

E’ da tenere presente che l’autonomia reale dello smartphone dipende, come chiunque avrà notato, dall’utilizzo che se ne fa: una cosa è consultare la posta, un’altra è guardare film o giocare, attività che diminuiscono vertiginosamente la percentuale di batteria disponibile indicata sul display.

E non solo. Uno smartphone assorbe più energia se le dimensioni del display sono considerevoli, se il display è configurato per essere alla massima risoluzione e frequenza di refresh, se il chipset utilizzato è più o meno potente e anche dal modo in cui certi software assorbono energia: spesso gli aggiornamenti riescono a migliorare i consumi al riguardo.

Per calcolare quanti kWh consuma la ricarica del cellulare ci serviremo di una semplice equazione:

Wh = V x Ah

Ovvero Watt-ora = Volt x Amper-ora. Niente di complicato, una volta che conosciamo i valori da usare nella formula. V indica i Volt, ovvero la tensione, utilizzata dalla batteria. Il valore utilizzato dalle batterie degli smartphone è sui 3,6-3,8V. Ipotizziamo 3,6 in questo calcolo. Dicevamo prima che la capacità viene espressa in mAh, ma noi dobbiamo inserire il valore in Ah. Se consideriamo una batteria da 4000 mAh (valore medio della maggior parte degli smartphone attuali) non dovremo far altro che dividere il valore per 1000, ottenendo 4 Ah.

Se moltiplichiamo 3,6 per 4 otterremo 14,4, che è il valore in Wh. Ma a noi interessa conoscere il valore in kWh, quindi divideremo anche questo valore per 1000, ottenendo 0,0144 kWh.

Questo valore significa che la ricarica di una batteria (del tutto scarica, intendiamoci) eseguita una volta al giorno comporterebbe un consumo di 5,256 kWh in un anno (ottenuti moltiplicando 0,0144 x 365 giorni).

In termini pratici, l’impatto sulla bolletta sarebbe di 1,57€ (ipotizzando un costo al kilowattora di 30 centesimi, il calcolo da fare è 5,256 x 0,30). Una cifra irrisoria, dunque, che però può diventare significativa sommando tutti i cellulari (e tablet) usati in famiglia.

Quanto costa lasciare il caricatore attaccato alla presa?

La funzione del caricatore è semplicemente quella di convertire la corrente alternata domestica a 220 V in corrente continua a 9 V, una tensione adeguata ad alimentare le apparecchiature elettroniche.

Ci si potrà chiedere: il caricatore assorbe energia elettrica anche quando non c’è alcun dispositivo collegato? La risposta è affermativa, ma anche in questo caso si parla di un consumo irrisorio, equivalente a un paio di kWh l’anno nel caso si lasci sempre attaccato alla presa di corrente, h24, 365 giorni l’anno.

E’ un micro spreco energetico che sarebbe comunque meglio evitare. Alla luce anche del fatto che un caricatore perennemente collegato a una presa di corrente rappresenta un rischio, anche se modesto, di incendio dovuto a surriscaldamento.

Meglio staccare il caricatore dalla presa quando non lo si utilizza, oppure dotarsi di una apposita e comoda ciabatta che permette di staccare tutti gli apparecchi ad essa collegati senza nessuna fatica.

 

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E se si lascia il cellulare attaccato al caricatore tutta la notte cosa succede?

Molte persone hanno l’abitudine di lasciare in carica il cellulare tutta la notte, in modo tale da non perdere tempo l’indomani mattina. Quello che succede è che quando la ricarica ha raggiunto il 100% la batteria inizia un lento processo di scarica. E il caricatore, per compensare, tende continuamente a ricaricare il cellulare per tenere sempre la carica al 100%.

Anche in questo caso l’assorbimento è davvero minimo. L’ideale sarebbe, però, di lasciare la batteria in carica solo il minimo indispensabile a ottenere una carica che non vada oltre l’80%. Alcune ricerche sostengono infatti che oltre quella percentuale la batteria si degradi più velocemente.

Cosa fare per risparmiare sulla bolletta

Quando si parla di risparmiare energia per non avere brutte sorprese in bolletta di solito non si fa partire il discorso dai cellulari, ma dai consumi dei grandi elettrodomestici (come frigoriferi,e condizionatori).

La bolletta “leggera” però si ottiene anche scegliendo il fornitore di energia più conveniente. Dal primo luglio 2024 tutti i consumatori (tranne quelli appartenenti alle categorie vulnerabili e chi era già passato al mercato libero per sua scelta) sono passati al Servizio a Tutele Graduali.

Le tariffe che sono state “imposte” nel passaggio dal vecchio mercato tutelato ad alcuni clienti non sono sembrate molto convenienti, per questo motivo si è scatenata una caccia alle offerte migliori sul mercato libero.

Le tariffe più convenienti esistono, ma devono essere cercate e possono variare a seconda delle esigenze di consumo familiare. 

Per evitare di brancolare nel buio (soprattutto se non si capisce la terminologia usata) la cosa migliore da fare è quella di affidarsi a dei consulenti esperti che possano fornire delle indicazioni per poi prendere la decisione più appropriata.

I professionisti di Tiscali Tagliacosti, comparatore che permette di confrontare le migliori offerte del mercato, sono disponibili per una consulenza personalizzata gratuita. E’ sufficiente compilare un semplice modulo per farsi richiamare nel più breve tempo possibile e avere finalmente una risposta a tutti i dubbi e le perplessità.